Interviste

Il Pratomagno visto da Smart Walking

10 Settembre 2024

9 minuti

Il Pratomagno è un comprensorio montuoso lungo circa 30 km che si innalza tra il Valdarno superiore e il Casentino a nord-ovest della città di Arezzo; interessa l’omonima provincia e, in piccola parte, la porzione sud-orientale di quella di Firenze. È collocato nella parte orientale della Toscana, a ridosso della dorsale appenninica. Il versante montagnoso del Pratomagno valdarnese, rivolto verso sud-ovest, è ricco di tanti piccoli tesori che dona a tutti coloro che si avventurano per i suoi sentieri.

I numerosi torrenti e fossi che percorrono il Pratomagno scendono quasi paralleli verso l’Arno. Il tempo li ha aiutati a scavarne il profilo caratteristico costituito di numerose vallecole ed altrettanti contrafforti che scendono verso valle. Il crinale mostra invece forme molto più arrotondate, modellate dal vento e dalla neve, dove la vegetazione è costituita da una continua cotica erbosa (prateria). La vetta più alta del massiccio montuoso raggiunge quota 1592 metri ed è denominata Croce del Pratomagno. La Croce del Pratomagno è un monumento che fu inaugurato il 2 settembre 1928: si tratta di una grande croce modulare in ferro che domina tutto il massiccio ed è visibile anche da grande distanza. Nel novembre 1966 a causa del maltempo crollò la parte alta che fu in seguito ricollocata nel 1969; il 27 luglio 2013 è stata fatta l’inaugurazione del nuovo restauro e della riqualificazione del luogo.

I territori comunali che si estendono sulle pendici del Pratomagno sono quelli di Poppi, Montemignaio, Castel San Niccolò, Ortignano Raggiolo, Castel Focognano, Talla, Loro Ciuffenna, Castelfranco Piandiscò in provincia di Arezzo; Reggello, Pelago, Rufina e Londa in provincia di Firenze. La dorsale è nettamente delimitata ad est, sud ed ovest dal fiume Arno. Nell’esame delle formazioni geologiche di superficie una netta prevalenza va alle arenarie del Monte Falterona che costituiscono l’essenza del massiccio del Pratomagno, emerso dall’antico mare circa 5 milioni di anni fa. Dalla variabile conformazione del territorio traggono origine notevoli variazioni microclimatiche che naturalmente si riflettono, insieme alle precipitazioni, sulla vegetazione dell’intera zona, dove si passa dalla macchia mediterranea con vari terrazzamenti ad oliveti ai boschi di quercia, dal castagno al faggio passando per l’abete, fino a raggiungere gli estesi pascoli di crinale. La flora e la fauna sono ricche di specie.

Sulla cima del Pratomagno si schiantò il trasvolatore ed eroe della prima guerra mondiale australiano Herbert John Louis Hinkler durante un tentativo di viaggio dall’Inghilterra all’Australia. Una lapide commemorativa ricorda il tragico evento avvenuto probabilmente l’8 gennaio 1933.

Il versante ovest della montagna è particolarmente adatto al volo libero in parapendio e deltaplano, attività praticata nella zona sopra Reggello e Vallombrosa. Scendendo il versante est lungo la strada panoramica si accede alla vallata del Casentino. Il primo paese abitato che si incontra è l’antico borgo in pietra di Quota. Soprattutto d’estate, il Pratomagno è meta di cicloamatori ed escursionisti. Il Pratomagno è un luogo assai panoramico, soprattutto verso la direttrice sud-sud ovest; lo sguardo spazia infatti dall’Appennino Tosco-Emiliano fino al Monte Amiata e al Monte Cetona verso il Lazio, e fino alle vette che dividono l’Umbria dalle Marche (Monti Sibillini).

Il Pratomagno visto da Smart Walking

Trappola.
Dicono che si chiami così perché in passato era una trappola per i nemici che cercavano di conquistare l’antico castello che qui sorgeva.
Adesso invece è una trappola per chi è in cerca di tranquillità. Che qui non manca visto che in inverno i residenti sono appena 13 e in mezza giornata di girovagare tra i vicoli li hai già incontrati tutti.

Trecento è il massimo numero di persone presenti, che si raggiunge d’estate quando tutte le secondo case si popolano. Paolo ci racconta come è vivere a Trappola. Lui è uno degli undici abitanti che passa l’inverno in questa frazione montana del Comune di Loro Ciuffenna. Trappola si trova a 850 metri di quota, su una sorta di sperone che fuoriesce dalle scoscese pendici valdarnesi del Pratomagno.

Da qui quindi non si vuole andare più via, specialmente se si trova un luogo come l’ostello Orma del Lupo da cui è possibile lavorare godendosi il silenzio e la vista del Pratomagno. L’ostello – primo progetto avviato dalla Cooperativa di Comunità Pratomagno – ha camere, cucina, una grande sala comune, un Wi-Fi che prende anche in giardino. È perfetto per i nomadi digitali che nelle ore di NOT working vogliono godere della natura, dal momento che è possibile camminare sui numerosi sentieri della zona.

“Con i versi che, senza pretese,
Ti vogliamo ora porgere in dono
Ti chiediamo, col cuore, perdono
Per colui che non crede più in Te.”
(Tratta dalla poesia di Leonardo Bonci, Alla Trappola)

Soffia il vento sul Pratomagno. Ma dicono che non è niente. Quando il massiccio viene spazzato davvero la forza del vento non ti fa stare in piedi e nel 1966 tirò giù la Croce, simbolo di questo luogo.

E novanta anni fa neve e vento avvolsero Herbert “Bert” Hinkler, il pilota australiano che tentava l’impresa di raggiungere l’Australia da Londra. Negli stessi giorni nasceva Corrado, anche lui da novanta anni sul Pratomagno. Di vita e di bastone, di camminate e di funghi.

Un luogo di leggende e storie, questo Massiccio del Pratomagno, una montagna lunga 30 km, che corre parallela alla dorsale appenninica da una parte e alla Val d’Arno dall’altra. Il nome deriva dalle praterie di crinale che mi ricordano i tratturi. Dai 1590 metri della Croce l’occhio può spaziare a 360 gradi e si allena la propria cultura di geografia. Riconosco a sud est il lago Trasimeno, a sud ovest il monte Amiata; a est le foreste casentinesi e a ovest il Chianti. A nord Firenze e il Cimone e lontane a nord ovest le Apuane. Mi dicono che nelle giornata limpide si riesca a vedere pure la Corsica!

Grazie a Lara e Claudio de Il Bosco magico Pratomagno per questa giornata. La Cooperativa di Comunità Pratomagno nasce dall’intenzione di un gruppo di abitanti e imprese del Valdarno Superiore di contrastare l’abbandono del Massiccio del Pratomagno e la conseguente sottoutilizzazione delle risorse naturalistiche ed umane di cui questo territorio montano è ricco. Ecco gli obiettivi che come progetto Smart Walking condivido in pieno!

  • Contrastare l’abbandono
  • Incentivare il turismo consapevole
  • Riportare le botteghe nelle frazioni montane
  • Condividere conoscenze e creare nuove imprese
  • Reinvestire in nuovi progetti per la montagna 

Il periplo della montagna è un viaggio nei tanti piccoli tesori, piccoli borghi di pietra. Ben 26 sono le frazioni montane in cui resistono 17735 abitanti. L’azienda agricola Capre Diem ha circa 50 capre. Chiara, classe 1990, le porta ogni giorno al pascolo. L’abbiamo incontrata in compagnia dei suoi 5 cani da guardiania. Il caprino che producono lei e il marito si può mangiare alla bottega di Chiassaia.

Chiassaia, Anciolina e Rocca Ricciarda sono tre piccole frazioni di Loro Ciuffenna aggrappate sul versante occidentale del massiccio. Una manciata di persone popola questi luoghi. Parrebbero matti ma forse matti siamo noi cittadini che barattiamo l’essenza della vita per le vili comodità. Anciolina si trova a un’altitudine di 933 metri ed è posta sulle pendici sud ovest del massiccio del Pratomagno.

Le origini di questo borgo sono certamente antichissime, forse anteriori alla civiltà etrusca. Il tipo di lavorazione di certi frammenti e oggetti metallici rinvenuti, in particolare un’ascia in bronzo, fanno ipotizzare che qui vi sia stato un insediamento del popolo umbro. Lo stesso nome Anciolina è probabile che derivi dal termine umbro “ancla”, ossia aquila. Come fanno questi grandi rapaci a cui piace nidificare tra rocce a strapiombo, il piccolo paese si trova su una sorta di sperone sulle pendici del Pratomagno che in questa zona scendono ripide verso il torrente Agna.

Le abitazioni più vecchie, ma ben rimesse, di Anciolina si trovano in buona parte intorno a una sorta di piccolo colle erboso. È detto Casalone ed è il punto panoramico per eccellenza. Sulla sua sommità si trovava il castellare, ritenuto inespugnabile. Di questo oggi non esiste più traccia. Dal medioevo ad inizio Novecento, quando Anciolina ebbe il suo boom demografico raggiungendo circa centocinquanta abitanti, le persone del luogo sono vissute per lo più con il taglio dei boschi e la pastorizia che nei mesi freddi affrontava la transumanza verso la Maremma. Dopo il secondo conflitto mondiale Anciolina ha avuto un progressivo crollo demografico e oggi non arriva a trenta abitanti stabili. Ma durante il periodo estivo le persiane delle casette ben ordinate lungo gli stretti vicoli si riaprono e il piccolo borgo sembra accogliere calorosamente i visitatori.

Chiassaia (787 m), borgo adagiato alle falde del Cavalmorto, di origine antiche, è menzionato in un documento del 1681 come Comune appartenente al distretto territoriale della Rocca di Lanciolina.

All’ingresso del paese si può parcheggiare davanti alla chiesetta, da cui si ammira un bel panorama sulla vallata. Il luogo vale una sosta anche per la fantastica schiacciata che il forno con l’adiacente bottega potrà servirvi, da sola o farcita con formaggi e affettati del territorio, da gustare comodamente seduti al tavolo di legno nella piazzetta adiacente la bottega, sotto l’ombra di un albero.

Una delle frazioni più caratteristiche è senz’altro Rocca Ricciarda; questo antico borgo medioevale è situato presso le sorgenti del fiume Ciuffenna, a circa 12 km dal capoluogo comunale ed è su uno sperone di roccia a 957 metri di altitudine, proprio sotto la Croce del Pratomagno , luogo ideale per interessanti escursioni a piedi seguendo i cartelli con i vari tempi di percorrenza.

Il borgo nato ai piedi di un castello, noto fin dal 1191, del quale rimangono i ruderi sul versante verso il Pratomagno. I suoi resti costituiscono dal 2003 il parco archeologico della rocca. Un lungo lavoro, iniziato nel 1997 con gli scavi condotti dall’Università di Firenze, ha portato anche al recupero e alla conseguente ristrutturazione dei resti del castello e del suo perimetro murario.

L’arrivo al minuscolo borgo del Valdarno è preceduto da un enorme masso di pietra che invoglia sempre i più piccoli ad una breve ma suggestiva arrampicata. All’ingresso dell’abitato c’è subito il piccolo bar-ristorante rinomato per le sue squisite frittelle di castagne, proseguendo si entra nel cuore di Rocca Ricciarda con stretti vicoli lastricati e scorci di panorama mozzafiato.

Da notare che in alcuni angoli del paese la pietra delle abitazioni risulta ancora annerita perché durante la Seconda Guerra Mondiale fu completamente messo a fuoco. All’estremità del paese “all’ala del Poggio” c’è un rarissimo esempio di cimitero a buche edificato dopo l’editto napoleonico del 1804 che richiama architettonicamente sia ad una chiesa romanica che a un tempietto pagano. Tramite una panoramica scala in ferro si accede al castello che dominava sul paese e sulla vallata e dove sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici.

La comunità del Pratomagno ha creato anche un passaporto, che ovviamente non scade mai, il cui scopo è quello di essere un diario e un promemoria speciale. E da usare nella visita alle vallate, durante le escursioni in montagna, nelle soste ai rifugi e ovunque vi sia l’occasione di segnare il proprio passaggio con timbri e note.

Se non siete ancora stati sul Pratomagno vi consiglio di andare!

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